Il 9 maggio si è ufficialmente conclusa la Conferenza sul Futuro dell’Europa: scopriamo insieme cosa ha prodotto e dove potrebbe portarci.

9 maggio: la festa dell’Europa e un evento “spartiacque”

Abbiamo appena festeggiato la festa dell’Europa, che ricorre il 9 maggio in ricordo di quello che è considerato il primissimo tassello “ufficiale” dell’Unione europea: la Dichiarazione Schuman. Un discorso breve e semplice, un discorso di pace, un discorso che mirava all’obiettivo di rendere la guerra in Europa “non solo impensabile, ma materialmente impossibile”. Un discorso che, nella sua semplicità, considerava se stesso come la primissima tappa di una futura “Federazione europea” e un impulso a “cambiare il destino” dei popoli europei.

Sono parole che riecheggiano significative ancora oggi, in un nuovo contesto internazionale che ci porta ad apprezzare l’importanza e la prospettiva storica dell’Unione europea.

Il 9 maggio è stato festeggiato con varie iniziative nei diversi paesi d’Europa e dalle diverse istituzioni comunitarie. È possibile scoprire eventi e attività sul tema, proposte sia dal vivo sia online, attraverso una pagina dedicata alla festa dell’Europa. 

Vogliamo dedicare questo approfondimento a un grande evento che ha contraddistinto lo scorso 9 maggio e che potrebbe rappresentare un nuovo tassello nel processo di costruzione europea. Come stiamo per scoprire, è stato un 9 maggio importante: molto più di un semplice “compleanno” per l’Europa. 

Questo 9 maggio segna la conclusione di un anno di dibattito sul futuro dell’Europa, che unisce voci e volti, idee e aspirazioni dei cittadini in un colossale esercizio di partecipazione democratica. Usando le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, questa è “un’immagine molto più potente di qualsiasi parata militare”. Un’immagine che ricorda “di non dare mai per scontato cosa sia l’Europa e cosa significhi. L’Europa è un sogno. Un sogno che è sempre stato. Un sogno nato dalla tragedia.

Un anno di dibattiti sull’Europa: un grande esercizio di partecipazione democratica

La Conferenza sul Futuro dell’Europa è un’iniziativa di ampio respiro, lanciata più di un anno fa con l’obiettivo di disegnare – con la partecipazione dei cittadini – un’Europa e delle istituzioni comunitarie pronte a rispondere alle sfide e ai bisogni del mondo di oggi: ne abbiamo parlato qui

Nel corso dell’ultimo anno, le istituzioni comunitarie e tutti i cittadini dell’UE (attraverso un’apposita piattaforma, panel tematici e una serie dedicata di eventi) hanno discusso le sfide presenti e future dell’Europa (nei loro diversi aspetti) e le possibili soluzioni per affrontarle.

Siti dedicati permettono di consultare la documentazione, le foto e i video dell’iniziativa, che è ampiamente presentata e promossa anche dalle pagine delle principali istituzioni comunitarie (Parlamento, Consiglio e Commissione).

L’Istituto Universitario Europeo ha raccolto le principali pubblicazioni sui temi rilevanti, dedicando al futuro dell’Europa specifici contenuti e il suo grande evento annuale “State of the Union”, da poco concluso.

Le proposte della Conferenza: i contorni di una nuova Europa?

La riunione plenaria e conclusiva della Conferenza sul Futuro dell’Europa si è tenuta il 29-30 aprile. I rappresentanti delle quattro componenti istituzionali della Conferenza (Parlamento, Consiglio, Commissione e parlamenti nazionali) hanno espresso il loro consenso alle raccomandazioni contenute nella sua relazione finale: più di 300 misure, organizzate in 49 proposte e in 9 ambiti tematici, che indicano la via per riforme di ampio respiro dell’Unione europea. Riforme che (seguendo il discorso conclusivo del co-presidente della Conferenza) sono necessarie  alla stessa sopravvivenza dell’Europa, in un mondo sempre più complesso e difficile. 

Riportiamo a seguire le pagine dei quattro panel, le relative raccomandazioni, le pagine dedicate ai lavori in ciascuna tematica e le relative note sulle azioni che il Parlamento europeo intende intraprendere. Le conclusioni ufficiali della Conferenza nelle 9 aree tematiche sono riportate nella sua relazione finale.

Panel 1: Raccomandazioni
1) Economia, giustizia sociale e lavoro
+ (nota PE)
2) Trasformazione digitale
+ (nota PE)
– Educazione, cultura, gioventù e sport
+ (nota PE)

Panel 2: Raccomandazioni
1) Democrazia europea
+ (nota PE)
2) Valori e diritti, stato di diritto, sicurezza
+ (nota PE)

Panel 3: Raccomandazioni
1) Clima e ambiente
+ (nota PE)
2) Salute
+ (nota PE)

Panel 4: Raccomandazioni
1) L’UE nel mondo
+ (nota PE)
2) Migrazione
+ (nota PE)

Aspettative per il post-Conferenza: la revisione dei Trattati?

La relazione finale è stata presentata il 9 maggio ai vertici delle tre principali istituzioni comunitarie (Commissione, Parlamento e Consiglio): le stesse che più di un anno fa, nel dare il via alla Conferenza, si erano impegnate a dare seguito alle proposte che ne sarebbero derivate; e che dovranno ora trovare il modo di farlo in modo efficace, ciascuna nell’ambito delle proprie competenze.
I rappresentanti delle tre istituzioni (Ursula von der Leyen per la Commissione europea, Roberta Metsola per il Parlamento europeo e Emmanuel Macron per il Consiglio dell’Unione europea) hanno accolto con entusiasmo le proposte e la prospettiva di dare nuovo slancio all’Unione europea e alla sua capacità di rispondere alle grandi sfide del mondo di oggi. Nei tre link precedenti proponiamo i rispettivi discorsi, qui un comunicato stampa generale e qui un riassunto delle principali informazioni, in formato domanda-risposta.
Una parte delle proposte presentate richiederà una revisione dei Trattati costitutivi dell’UE. Questo rappresenta uno dei punti principali dell’attuale dibattito, poiché i Trattati (di cui parliamo qui) sono le fondamenta di tutta la costruzione comunitaria, in senso reale oltre che metaforico. Essi sono la base per il funzionamento dell’UE e delle istituzioni comunitarie e ne definiscono l’esistenza, il ruolo, gli obiettivi e gli ambiti di competenza. Dalla Conferenza potranno dunque nascere veri cambiamenti strutturali al modo di essere e di agire dell’UE e delle sue istituzioni.
Questo è il senso dell’azione dei partecipanti alla Conferenza e della relazione prodotta. Questo grande esercizio di partecipazione democratica ha suscitato importanti aspettative nei cittadini e nell’opinione pubblica europea. Il Parlamento europeo ha già manifestato (e ufficialmente confermato) la volontà di attivare la procedura prevista per la revisione dei Trattati.

Sfide e prospettive: una sintesi

Il percorso intrapreso dal Parlamento europeo è stato immediatamente sostenuto anche da Mario Draghi, al suo primo intervento da Presidente del Consiglio di fronte alla riunione plenaria del Parlamento europeo. È un discorso che consigliamo di leggere qui in versione integrale: è una sintesi lucida, ragionata e appassionata delle sfide che stiamo affrontando e della strada che si apre di fronte alle istituzioni e ai cittadini dell’Unione europea.
Il discorso è introdotto da un omaggio alla memoria del Presidente David Sassoli, uno dei promotori di questi grandi cambiamenti. Riassume in modo preciso i punti salienti delle grandi sfide che investono l’Europa, la cui molteplice natura “umanitaria, securitaria, energetica, economica” impone “un’accelerazione decisa nel processo di integrazione”. Propone quindi un federalismo tanto “pragmatico” quanto “ideale” e traccia un parallelismo tra i momenti difficili della Storia d’Europa (dal dopoguerra a oggi) e le tappe del processo di integrazione europea. Invita ad avvicinarsi “con coraggio e con fiducia” al processo di revisione dei Trattati e al superamento della logica intergovernativa, per costruire un’Europa in cui i cittadini “potranno riconoscersi con orgoglio”.
Questo processo dovrà affrontare la reticenza di alcuni stati a rivedere equilibri faticosamente raggiunti, soprattutto nelle sue componenti più strutturali, nella revisione dei Trattati e sugli aspetti più politicamente sensibili, quali ad esempio il superamento del diritto di veto degli stati membri, a favore di meccanismi a maggioranza qualificata. Già tredici stati membri hanno espresso riserve in merito a un cambiamento dei Trattati. Tuttavia, il clima di cui il Presidente Draghi vuol farsi portatore e il momento storico potrebbero favorire il raggiungimento di nuovi, ambiziosi – e più che mai necessari – obiettivi politici. La posizione unanime espressa lo scorso 9 maggio dalle istituzioni comunitarie (Consiglio compreso) è sicuramente un segnale positivo.